LA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN FELICE VESCOVO MARTIRE
La chiesa parrocchiale è rimasta gravemente danneggiata a seguito del sisma del 2012. Dedicata a San Felice, Vescovo della città tunisina di Thibiuca, martirizzato sotto l’imperatore Diocleziano nel 303, è citata nelle fonti scritte a partire dal 1038. Fu ricostruita nel ‘700. La facciata è ottocentesca sovrastata da un timpano, mentre il campanile, crollato interamente a seguito del terremoto, era del ‘600. L’interno era ad una sola navata, con tre cappelle su ogni lato. Dietro l’altare maggiore troneggiava sulla parete dell’abside un grande dipinto a tempera su tavola del pittore Bernardino Loschi (1460-1540), artista di corte dei Pio di Carpi. Datato all’anno 1500, raffigurava l’Incoronazione della Vergine tra i Santi Vescovi Felice e Geminiano, mentre nella lunetta superiore era dipinta la Pietà. Il dipinto è stato recuperato pressochè integro dalle macerie dell’edificio ed è ora in deposito presso il Palazzo Ducale di Sassuolo.
L’ORATORIO DI SANTA CROCE
Danneggiato dal sisma del 2012 questo edificio religioso è ora in fase di restauro. Fu costruito dall’architetto Giacomo Papotti nel 1725 come nuovo oratorio della confraternita sanfeliciana del Santissimo Sacramento. La facciata è classica, scandita da quattro lesene che sostengono un architrave con sopra un timpano. Al centro si apre un ampio rosone. L’interno è ad un’unica navata. Nell’abside si trovava un dipinto ad olio su tavola, copia realizzata dal pittore carpigiano Ippolito Bianchini Ciarlini (1767-1849) di un dipinto cinquecentesco di scuola ferrarese raffigurante la Deposizione dalla Croce. L’originale fatto togliere dall’oratorio agli inizi dell’800 per volontà del duca di Modena Francesco IV è ora esposto presso la Galleria Estense di Modena.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: IL DIPINTO DELLA DEPOSIZIONE DALL’ORATORIO DI SANTA CROCE ALLE COLLEZIONI ESTENSI
Nel 1817 il Duca di Modena Francesco IV d’Austria-Este fece togliere dall’oratorio di Santa Croce, ubicato nel centro del paese, il dipinto che stava sopra l’altare maggiore, dipinto di proprietà della confraternita del Santissimo Sacramento, che la stessa possedeva già nel suo vecchio oratorio quando questo si trovava vicino alla chiesa parrocchiale. Raffigura la Deposizione di Cristo dalla croce, è attribuito alla bottega del Garofalo, artista ferrarese del ‘500, ed ora è esposto alla Galleria Estense di Modena. Il Duca lo adocchiò probabilmente durante una delle sue visite a San Felice, dove possedeva il suo casino di caccia e lo volle per la sua collezione di dipinti in Palazzo Ducale a Modena, per rimpinguare la sua galleria dopo le spoliazioni effettuate dall’armata francese durante la campagna d’Italia a fine ‘700. Le trattative di cessione si protrassero fino a quando il parroco e la confraternita accettarono lo scambio consistente in una somma di denaro e una copia del dipinto eseguita dal pittore carpigiano Ippolito Cialdini. Nelle missive, conservate presso l’archivio parrocchiale, vengono definite anche le modalità piuttosto insolite per il trasporto dell’opera fino a Modena “sopra barella portata da due uomini, ed accompagnata da un deputato che vegli alla felicità del trasporto, avertendo di coprirla con lenzuola senza sopra porvi verun altra cosa, onde non venga pregiudicata”. Il 20 giugno del 1817 il dipinto risultava ricevuto dall’intendenza camerale: “rilasciato all’Intendenza Camerale un quadro dipinto in asse rappresentante la Deposizione di Gesù dalla Croce levato dalla chiesa od oratorio di piazza detto di S. Croce di S. Felice da collocarsi nella galleria di S.A.R.”.
LA CHIESA DI SAN GIUSEPPE O DEL MOLINO
Questa chiesa è rimasta gravemente danneggiata dal terremoto del 2012. Viene chiamata tradizionalmente del Molino, per la vicinanza al mulino ad acqua che si trovava in antico sul vicino corso del canale Canalino, ma è dedicata a San Giuseppe. Fu edificata nel 1425. Ampliata ed abbellita nel ‘600, fu poi soppressa in epoca napoleonica e riaperta al culto nel 1878. La lunetta sopra il portale d’ingresso è decorata da un moderno mosaico, realizzato negli anni ’70, che raffigura un gregge che si abbevera ad una fonte; nella parte bassa della facciata si aprono due nicchie, mentre il timpano sommitale con pinnacoli era raccordato alla parte mediana della facciata da due volute. L’interno era ad un’unica navata. Sopra l’altar maggiore era collocato un bel dipinto di scuola emiliana del ‘600 raffigurante la Madonna in gloria con San Giuseppe, San Geminiano e San Lorenzo; si trattava di un ex voto commissionato dalla comunità di San Felice come ringraziamento per la cessazione della peste del 1630: nello sfondo del dipinto è raffigurata la chiesetta stessa e la processione votiva che vi si dirige.
LA CHIESA DI SAN BIAGIO IN PADULE
La chiesa è stata gravemente danneggiata dal sisma del 2012. E’ dedicata a San Biagio Vescovo martire. Originaria del ‘400 ne restavano le tracce sulla fiancata settentrionale decorata da archetti pensili e nel campanile. La chiesa venne poi ampliata nel ‘700 e rimaneggiata ancora nell’800. L’interno era ad un’unica navata e aveva quattro cappelle per lato. La cappella a destra vicino all’altare maggiore era dedicata alla Beata Vergine delle Grazie che custodiva all’interno dell’elaborato altare una Madonna col Bambino in terracotta policroma del XVII secolo.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: LA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE DI SAN BIAGIO IN PADULE
La Beata Vergine delle Grazie è un pregevole manufatto in terracotta policroma che fa parte di quella categoria di arte popolare che viene chiamata targa devozionale. La storia di questa sacra immagine, salita all’onore dell’altare, è legata ad un evento tragico avvenuto la notte del 6 novembre del 1663 nelle campagne della frazione sanfeliciana di San Biagio: Giacomo Bergamini, di ritorno da Modena dove al mercato aveva venduto un carro di grano, fu ucciso a bastonate da un malvivente per rapinarlo. Il figlio dell’uomo appese allora al tronco dell’albero nei pressi del punto in cui il padre era stato ucciso una immagine della Madonna stampata su carta, allo scopo di ricordare ai passanti il fatto drammatico avvenuto. Vent’anni dopo, nel 1683, ormai adulto, sostituì la stampa con una targa in terracotta, raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino. A seguito della grande venerazione di cui era divenuta oggetto questa immagine, e poichè il terreno agricolo in cui si trovava, detto il Campazzo, rientrava nella giurisdizione della parrocchia di San Biagio, il parroco Don Giuliano Frangiossi ottenne dal vescovo di Modena di poter traslare la targa nella chiesa parrocchiale nel 1699. Don Frangiossi ottenne anche di poter istituire una sagra estiva a ricordo della traslazione della Madonna in chiesa, quella che si celebra tutt’ora ad agosto. L’immagine della Madonna con il Bambino è stata recuperata indenne dalle macerie della chiesa dopo il terremoto del 2012 ed è ora visibile presso la sala adibita al culto dell’ex asilo Ersilia Messori Medici di San Biagio.
LA CHIESA DELLA NATIVITA’ DI MARIA SANTISSIMA DI RIVARA
Questa chiesa ubicata nella frazione di Rivara è stata solennemente riaperta al culto nel giugno 2019 dopo un lungo restauro. E’dedicata alla Natività di Maria Vergine. I documenti ne parlano fin dal 1291. Fu ricostruita nel ‘400, successivamente ampliata e restaurata nell’800 e nel ‘900. La facciata è scandita da quattro paraste che sorreggono un timpano. Il campanile, di origine quattrocentesca, è stato modificato successivamente. L’interno è ad un’unica navata e ha tre cappelle per lato. Raccoglie un buon numero di paliotti in scagliola e di dipinti antichi. Tra questi vanno segnalati la tavola cinquecentesca sulla parete dell’abside dietro l’altare maggiore raffigurante la Natività di Maria, dipinto recentemente identificato come di mano del ferrarese Giuseppe Mazzuoli detto il Bastarolo; nella cappella della Madonna del Rosario il dipinto omonimo con la Madonna, San Domenico e i Misteri dell’artista cremonese Carlo Natali datato al 1626 e nella prima cappella a destra entrando la grande tela con l’Annunciazione del veronese Giovanni Camuzzoni degli inizi del ‘600.
EX CONVENTO DI SAN BERNARDINO
Si tratta della maggior porzione dell’unico convento edificato nel territorio di San Felice, dedicato al Santo che qui vi passò a predicare nel 1453. Dell’originario assetto cinquecentesco ora resta ancora l’intero chiostro, ben conservato, più volte arricchito da nuove costruzioni residenziali ad esso addossate e dal contiguo oratorio del 1774 dedicato al Santo e alla Vergine Maria. L’unica porzione di immobile oggi non più presente è la chiesa, un tempo addossata al lato settentrionale del chiostro, andata demolita dopo la soppressione dei conventi periferici per imposizione ducale.
Localizzazione: via San Bernardino, 192-216
Coordinate WGS84: 44.838083375908525, 11.148976228639992
(tratto da G. Paradisi, M. Calzolari, G. Ragazzi, Memorie storiche di Rivara, vol. III, 1978, pp. 253-254 e da M. Calzolari, Chiesa e Convento di San Bernardino in San Felice sul Panaro, in M. Calzolari e D. Calanca, a cura di, Le Chiese di San Felice sul Panaro, vol. III, GSBM 2014, pp. 157-218)